Project Description

Villa della Regina

L’intervento proposto per la realizzazione del nuovo centro di accoglienza dei visitatori della Villa della Regina, offre l’opportunità per riflettere in modo appropriato sulle problematiche legate all’approccio progettuale. C’è la necessità di capire se è possibile ricostruire un preciso momento storico a cui far riferimento, per recuperare una perfezione dell’impianto nei suoi aspetti architettonici, paesaggistici e scenografici da riprodurre a tout-court, o se il progetto deve piuttosto ricercare un equilibrio di relazioni in grado di coniugare la tutela dell’identità del complesso edilizio storico esistente con le nuove funzioni che il bando richiede.
Il nostro progetto fa propria la seconda delle ipotesi, ponendosi l’obbiettivo di valorizzare le qualità ed i materiali esistenti, attraverso una loro “catalogazione” e ricomposizione.
Il giardino, il parco della Villa, i percorsi, i punti di vista, il sedime del vecchio corpo di fabbrica ed i volumi tecnici, di recente costruzione, sono gli elementi che vengono utilizzati per l’elaborazione del progetto.
La strategia progettuale si traduce quindi in un operazione di selezione di questi elementi, che vengono accostati e articolati per acquisire di volta in volta un senso nuovo e legato alle logiche ed alle esigenze del nuovo edificio. I materiali su cui fondare il progetto sono stati scelti per la loro capacità di durare nel tempo: essi infatti possono essere considerati delle “resistenze”, “permanenze”, oggetti che sono il risultato di azioni antropiche o naturali che le hanno riproposte nel trascorrere del tempo, finendo per essere patrimonio di una memoria storica collettiva, o elementi impliciti da considerare per la formulazione del progetto.
Il progetto si fonda sul riconoscimento dell’importanza e quindi sulla riproposizione di un segno appartenente al vecchio sedime del Palazzo Chiablese.
Quest’ultimo è stato rievocato attraverso la costruzione di un muro la cui posizione è determinata dalla traccia lasciata da una delle pareti principali del vecchio palazzo.
Esso assume la funzione di elemento gerarchizzante degli spazi interni, elemento di connessione tra funzioni diverse, di contenitore delle opere da esporre ma anche di elemento di supporto degli impianti del corpo edilizio. Gli ambienti interni, collocati su quote differenti si “aggrappano” al muro, che viene declinato di volta in volta in modo diverso nel suo aspetto per contenere e generare gli accessori relativi alle stanze a cui si accosta.
All’ingresso della manica, (alla quota -2.40 mt) il visitatore viene accolto e accompagnato dalla sua presenza in tutta la lunghezza della galleria espositiva-percorso di accesso alla Villa, filtro tra lo spazio aperto del giardino e quello interno dei locali di servizio.
Il muro si propone inoltre di raccontare la strategia progettuale generatrice del progetto proposto, che evoca il processo costruttivo “per scavi e riporti” che ha caratterizzato l’evoluzione del complesso Chiablese. L’idea è che il muro possa essere non solo elemento espositore ma anche oggetto esposto capace di comunicare la possibilità dell’edificio di essere “produttivo”, di idee e riflessioni culturali.
All’ingresso il muro diviene banco della biglietteria e info-point, poi “perforato”, (sempre a quota – 2.40) accesso al bookshop e al blocco di risalita. Salendo una rampa di scale (che conduce alla quota -0.20) si continua a percorrere la galleria espositiva conquistando una relazione visiva con il giardino esterno e con la Villa. Attraverso una serie di forature nel muro si accede alla sala multimediale e proiezioni, ed ai servizi esistenti.
I percorsi di visita all’interno dell’edificio non sono obbligati ed il muro diviene l’elemento di filtro che regola e media gli spazi pubblici e di relazione e quelli riservati al personale. All’ultimo livello a quota + 4.30 è stato collocato il bar-ristorante. Alla stessa quota, è collocato un giardino vuoto che ripropone la mancanza del volume del vecchio corpo di fabbrica. Una mancanza che non viene considerata nella sua accezione negativa, ma piuttosto come un’opportunità per ampliare la visuale sul parco costruito in passato. Questo spazio viene pensato come un’ arena all’aperto utilizzabile come luogo adibito ad eventi temporanei.